Visitare l’abbazia di Chiaravalle: una foto della chiesa con la famosa torre Curibiciaccola.
Tutta la zona sud di Milano è piena di abbazie importanti, ma su quale sia una delle più belle non ci sono dubbi. Vale la pena di visitare l’abbazia di Chiaravalle perché è uno degli edifici religiosi più interessanti della Lombardia, e il più importante complesso monastico di Milano. Infatti l’abbazia si trova ai limiti del comune, in una zona circondata solo da casali in pietra e campagna, ma da cui si intravede lo skyline del centro. Se poi considerate che nell’abbazia vivono ancora 14 monaci e 4 novizi che pregano 5 volte al giorno e disprezzano i beni materiali, beh, è un esperienza che non potete perdervi.
Cos’è un’abbazia cistercense e perché ce n’è una a Chiaravalle?
Curiosità
Le porte d’accesso alla chiesa sono molto alte perché nel Medioevo i nobili entravano a messa direttamente a cavallo.
I monasteri cistercensi furono fondati in contrapposizione a quelli benedettini, che seguivano la regola di San Benedetto da Norcia “ora et labora”, lavora e prega. Purtroppo la realtà storica è che dopo la morte di Benedetto i monaci seguivano in modo molto vago le regole del loro fondatore: le abbazie erano molto ricche e spesso assumevano lavoratori a pagamento al posto dei religiosi, avevano perso completamente l’idea iniziale di sobrietà e povertà.
Come ribellione al fallimento del movimento Roberto di Molesme, un ex benedettino, stabilisce la prima comunità cistercense in Francia nell’anno 1098. Il nuovo movimento prendeva il nome dalla città in cui si era stabilito, Citeaux, che in latino si chiamava Cistercium. Inizialmente si trattava di soli 15 monaci e le cose sarebbero anche potute rimanere così, se non fosse intervenuto un personaggio straordinario di nome Bernardo di Clairvaux.
E qui entriamo nel vivo della vicenda, che vedrete raccontata anche sui muri e i decori dell’abbazia di Chiaravalle. Infatti sul massiccio portone di legno della facciata troverete scolpiti proprio i 4 fondatori storici del movimento cistercense, ovvero Roberto di Molesme, i suoi successori Alderico e Stefano e infine san Bernardo 8(il nostro eroe). Nella sua raffigurazione San Bernardo regge tra le mani proprio un modellino dell’abbazia di Chiaravalle, di cui sarà il primo abate.
San Bernando era un personaggio eccezionale e carismatico. Di famiglia nobile, alla giovane età di 22 anni decide di rinunciare alla sua vita da nobile cavaliere per farsi monaco. Convince ad indossare il saio con lui ben 40 suoi familiari, tra cui il padre appena rimasto vedovo. Si trasferiscono tutti a Cistercium, ma dato il suo carattere estroso e la sua cultura, San Bernardo viene incaricato di viaggiare per fondare nuove comunità cistercensi in giro per l’Europa. Fonderà nel corso della sua vita quasi 100 abbazie, che porteranno il pensiero cistercense, nato in una piccola comunità della Borgogna, a essere un movimento mondiale.
Per capire come sia finito a Milano basta entrare nella chiesa dell’abbazia, dedicata a Maria Vergine. Sulla controfacciata (la parete dalla parte opposta rispetto all’altare), un enorme affresco dei fratelli fiamminghini di Anversa racconta tutta la storia. Nel centro una donna con una chiave una chiesa, simboleggia la chiesa di Roma. Davanti a lei ci sono inginocchiati due papi, uno opposto all’altro, uno vestito di rosso e uno di giallo. Si tratta di Vincenzo II e Anacleto II, che nel 1130 vennero entrambi eletti papi. Per risolvere la questione fu interpellato proprio San Bernardo, divenuto ormai un personaggio influente, che nel 1234 si schierò con Vincenzo II. Anacleto, l’antipapa, è ritratto leggermente riverso all’indietro, come se stesse cadendo – l’immagine simboleggia la caduta nel peccato. San Bernardo, invece di calciarlo come si potrebbe immaginare, gli tiene una mano sulla spalla, per sostenerlo e aiutarlo a “rinsavire”.
Curiosità
Anche il Duomo di Milano si sarebbe dovuto costruire in mattoni rossi, ma Gian Galeazzo Visconti permise l’utilizzo del marmo di Candoglia, una cava piemontese. Se le cose fossero andate diversamente, molto probabilmente sarebbe stato molto più simile all’abbazia di Chiaravalle.
In questi anni San Bernardo girava anche di città in città per convincere le varie corti a schierarsi con il papa legittimo, Vincenzo. Milano era una delle città che sosteneva l’antipapa e San Bernardo non solo riuscì a far cambiare idea ai nobili della città, ma come si vede nella parte destra del dipinto ricevette addirittura da loro il permesso e i terreni per costruire un’abbazia cistercense. Sullo sfondo del dipinto appare la città di Milano vista dalla prospettiva di Chiaravalle, con le mura e quella che tutt’ora è Porta Romana. Sulla parte sinistra è dipinta la costruzione vera e propria dell’abbazia, in mattoni rossi, un materiale tipico di questa zona grazie all’abbondanza di argilla. Perfino il Duomo di Milano era destinato ad essere costruito in mattoni, ma poi grazie alla generosità di Gian Galeazzo Visconti fu costruito in marmo bianco.

Visitare l’abbazia di Chiaravalle: un dettaglio della porta della chiesa che ritrae San Bernardo.
Come vivono oggi i monaci cistercensi?
Curiosità
Con l’imposizione del codice napoleonico nel 1804 e la confisca dei beni dei religiosi, l’abbazia fu abbandonata fino al 1952 e i due chiostri originali subirono gravi danni. Uno dei due chiostri, realizzato da Bramante, è stato completamente distrutto per realizzare la linea ferroviaria Milano-Genova.
Nella routine di vita di un monaco cistercense poco è cambiato dal Medioevo ad oggi, anzi, tutto segue uno schema ben preciso. La regola cistercense si basa su umiltà, povertà e semplicità, la giornata si divide tra il lavoro fisico e ben 7 momenti di preghiera. Si inizia con le Vigilie, molto prima che il sole sorga, si continua con la Prima (alle 6), la Santa Messa delle 8, la Terza alle 9, la Sesta alle 12, la Nona alle 15, la Completa prima di andare a dormire. Se decidere di visitare l’abbazia di Chiaravalle è probabile che li incrocerete durante le preghiere e li sentirete esibirsi nel tradizionale canto gregoriano cistercense.
Il coro della chiesa è un bellissimo esempio di barocco, ognuna delle 78 sedie ritrae una scena della vita di San Bernardo e i braccioli sono decorati con bellissimi angioletti intagliati. Nulla a che vedere con la regola di umiltà e austerità, ma da solo varrebbe il viaggio. Di fronte alle sedie si trova la “misericordia”, un leggio su cui i monaci più anziani che fanno fatica a stare in piedi possono appoggiarsi durante le preghiere. Ogni posto a sedere è assegnato in maniera fissa a seconda dell’età e della posizione gerarchica del monaco.
I cistercensi sono da sempre molto legati alla figura della Madonna e per questa ragione la chiesa dell’abbazia è piena di affreschi dedicati alla sua vita. Ogni mattina per la prima preghiera e ogni sera dopo l’ultima, i monaci passano da una scala che li porta dalla chiesa alle loro stanze e augurano il buongiorno e la buona notte al ritratto della Vergine Maria. Il ritratto, non a caso, è soprannominato proprio “la madonna della buona notte”.
Ma nel resto della giornata, che tipo di lavori svolgono i monaci e come vengono assegnati? All’interno del chiostro dell’abbazia si trova la sala capitolare, dove una volta all’anno i monaci si riuniscono per parlare della situazione della comunità e vengono assegnati ai voti i lavori che i monaci faranno per il resto dell’anno. Tra le attività assegnate ci sono la gestione della proprietà o del pollaio, la vendita dei prodotti nel negozio dell’abbazia, la cura dei testi antichi (di solito assegnata ai più anziani). Un altro compito assegnato invece settimanalmente è quello del lettore, la persona che durante i pasti legge delle preghiere (e mangia dopo tutti gli altri monaci).
Curiosità
Nella sala capitolare è ancora conservata un’opera di Bramante con alcune vedute della città di Milano realizzate con la rara tecnica del graffito su muro (l’unico altro esemplare è a Santa Maria delle Grazie). Si vedono il Duomo in costruzione e il Castello Sforzesco dell’epoca. la torre del Filarete è stata restaurata proprio a partire da questa incisione.

Visitare l’abbazia di Chiaravalle: un dettaglio del soffitto instoriato della chiesa.
Che cos’è la Curibiciaccola?
No, non si tratta di uno scioglilingua né di un colorito insulto. Per anni i milanese hanno dato questo nomignolo alla torre dell’abbazia, ma per capire come mai dobbiamo fare un passo indietro. Sul portone d’ingresso della chiesa troviamo anche il simbolo della comunità monastica, una cicogna che addenta una biscia. Infatti, ai tempi della costruzione dell’abbazia i monaci bonificarono l’intera area, ai tempi paludosa, per renderla coltivabile.
L’habitat naturale della zona, costituito da terreni acquosi e incolti, stagni e paludi, rendeva l’area perfetta per il proliferare sia delle biscie che delle cicogne. Quando i monaci iniziarono a bonificare lo fecero con la tecnica francese della marcita, in cui il terreno veniva smosso e l’acqua canalizzata. Mentre smuovevano la terra, le biscie nascoste nelle acque basse e nel terriccio uscivano allo scoperto, per la gioia delle cicogne che banchettavano allegramente. Ignari delle furie ambientaliste che si sarebbero attirati ai giorni nostri, i monaci videro anzi la mattanza delle biscie come un simbolo divino. Dio approvava il lavoro che stavano portando a termine e gli mandava le cicogne ad aiutarli.
Le cicogne ebbero la loro breve rivincita una volta che l’abbazia fu completata e iniziarono a nidificare all’interno della torre. Per molti anni, a causa del suono che emettevano la torre venne soprannominata “curibiciaccola“, l’unione tra la parola ciaccola (in dialetto milanese chiacchera) e il suono onomatopeico delle cicogne, “cir ciri”. Purtroppo pare che da allora, per loro la zona sia diventata sempre più inospitale al punto che vedere un cicogna sulla curibiciaccola è diventato uno spettacolo raro.
Visitare l’abbazia di Chiaravalle: come raggiungerla
L’abazia si trova a tutti gli effetti nel comune di Milano. Se scegliete di raggiungerlo con i mezzi pubblici, avete due possibilità: l’autobus 140 (che collega le fermate della metro di San Donato e Rogoredo, fermata Abbazia di Chiaravalle) e l’autobus 77 (dalla fermata della metro Lodi M3 alla cittadina di Poasco, fermata Abbazia di Chiaravalle). Sul sito di ATM, l’azienda di trasporti milanese, potete verificare tutte le fermate intermedie e gli orari.
Se siete più sportivi, la distanza è ideale per una scampagnata in bicicletta, adatta anche ai bambini. La distanza dalla fermata della metro di piazzale Corvetto è di circa 3,5 km e potete portare la bici con voi in metropolitana senza pagare nessun sovrapprezzo (bici sui mezzi atm). Non ci sono piste ciclabili vere e proprie, ma le strade sono relativamente poco trafficate e il percorso è semplice. Se invece andrete all’abbazia in auto, troverete un ampio parcheggio gratuito a pochi metri.
Via Sant’Arialdo, 102 – 20139 Milano
T. 02.57.40.34.04 – F. 02.53.93.534
monasterochiaravalle@gmail.com
Informazioni per la visita
La cooperativa Koiné si occupa di organizzare visite guidate all’interno dell’abbazia e della gestione dell’info point. Offrono 3 visite diverse, una della chiesa e del chiostro (60 minuti), una del mulino (30 minuti) e una della cappella di San Bernardo (60 minuti).
Anche se è possibile visitare la chiesa e il chiostro anche in modo autonomo, mi sento di consigliare caldamente la visita guidata che è organizzata molto bene e darà un senso a tutto ciò che state vedendo. Il mulino e la cappella di San Bernardo non sono visitabili in modo autonomo, quindi la visita è l’unico modo per vederle. Io per il momento non le ho viste, ma spero di tornare presto per completare anche questa parte della visita.
Un altro modo speciale di vivere l’abbazia è quello di partecipare ad una delle messe e preghiere che i monaci celebrano ogni giorno. Sul sito dell’abbazia è disponibile l’orario delle liturgie, che si svolgono sia seguendo il rito ambrosiano (tipico del milanese) sia quello romano (usato dai cistercensi). La messa è accompagnata dal canto gregoriano di tradizione cistercense, quindi è sicuramente un esperienza particolare.
Contatti info point turisti:
Tel.: 02.84.93.04.32
E-mail: infopoint@monasterochiaravalle.it
Informazioni per la visita disponibili sul sito web dell’abbazia.
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