Italiano svizzero: insegna di una villa sul sentiero degli ulivi sul lago Ceresio tra Lugano e Gandria.
Il Ticino, il cantone della Svizzera che confina con le provincie di Como e Varese, è l’unico altro posto al mondo oltre al nostro paese in cui l’italiano è riconosciuto come lingua ufficiale. In Svizzera si parlano anche francese, tedesco e romancio. Tutte e quattro le lingue, essendo ufficialmente riconosciute come lingue dello stato, hanno diritto ad una propria televisione pubblica.
L’italiano che si parla in Ticino è spesso mischiato a forme dialettali o che derivano dalle altre lingue nazionali. Per questo tra gli italiani che vivono sul confine è molto comune il pregiudizio che in Svizzera si parli un italiano scorretto, pieno di forme bizzarre. La realtà è che la lingua è in evoluzione continua e che l’italiano parlato in Ticino semplicemente è stato influenzato da abitudini, prodotti, ed esperienze diverse dalle nostre. Per noi è perfettamente comprensibile, ma di fatto si tratto di un “italiano svizzero”, simile alle nostre tante (tantissime) varianti regonali.
Italiano svizzero: una regione di frontiera con tanto dialetto
La prima cosa da capire è che il Ticino è un regione di frontiera. Nell’ottocento, quando la nostra repubblica era agli albori, questa parte della Svizzera era il rifugio di molti eroi del nostro risorgimento e non mancavano i movimenti che la volevano parte del progetto della “nuova Italia” (oggi invece è quasi il contrario). Ma il Ticino non solo è sempre rimasto parte della Svizzera, ha anche subito importanti pressioni amministrative, culturali e linguistiche affinché si integrasse con il gli altri cantoni elvetici.
Nonostante la Svizzera abbia sempre tutelato le identità linguistiche e foraggiato il servizio pubblico nelle 4 lingue dei paese, l’italiano parlato in Ticino ha subito molte influenze francesi e tedesche. Ma alcune delle influenze più importanti non vengono da altre lingue, ma dallo stesso dialetto. Certi di modi di dire suoneranno incomprensibili agli italiani di buona parte dello stivale, ma sono chiarissimi a chi abita nel Nord della Lombardia (province di Como, Varese, in parte anche Brianza e Milano). Per esempio in Ticino il pane vecchio è posso, cioè secco, come nella mia regione (un esempio tra mille che si potrebbero fare).
Una delle cose che mi lascia sempre di stucco del Ticino nel bene e nel male è l’attenzione alle realtà locali della regione e agli eventi locali. Così mi sembra funzioni anche per il dialetto, che a mio avviso è molto più diffuso nella parlata quotidiana rispetto al Nord della Lombardia. E’ vero, se venite da turisti da Reggio Calabria e provate ad ordinare una birra in un bar a Lugano non avrete mai problemi. Ma provate a venire dal sud Italia e lavorare in cantiere e a comunicare con i manovali che vi parleranno praticamente solo in dialetto e ne riparleremo.
Alcune parole Ticinesi che derivano dal dialetto non a caso hanno una componente “di confine”. Per esempio i Mangiaramina per i Ticinesi sono gli italiani frontalieri, che attraversano ogni giorno la dogana per motivi di lavoro. La ramina dal dialetto è una “rete metallica” che in senso lato va ad includere il confine (per sentire come si usa in ticinese vi consiglio la bellissima canzione “Fruntiera” del gruppo ticinese Vad Vuc). Spingersi oltre ramina quindi è sinonimo dell’italiano “passare la frontiera”.
Di origine ticinese o dialettale sono anche i termini padroncino (frontaliere italiano che lavora a giornata o su commessa in Ticino) e il fiduciario (il commercialista).
Un diverso modo di vivere: abitudini e marchi che cambiano la lingua
Quando un’azienda pensa ad una campagna marketing o promozionale, la pensa sempre per il mercato di riferimento in cui vuole entrare. E questo, sissignori, influenza la lingua – ci pensate che noi dopo anni chiamiamo ancora la carta per asciugare come il marchio Scottex?
Un esempio comunissimo in svizzera è quello de cellulare, che sentirete chiamare (soprattutto dalle persone sopra i 40 anni) il Natel. Quindi se sentite dire “faccio una telefonata col Natel” niente panico, è tutto nella norma, stiamo parlando probabilmente di un semplice smartphone e non di una speciale versione svizzera di telefono. L’acronimo viene dal “Nationales Autotelefonnetz”, un’infrastuttura progettata delle Poste svizzere che oggi è in mano a Swisscom (equivalente svizzera dei nostri TIM e Vodafone).
Un altro esempio è quello dell’autopostale, una parola che in Ticino è sinonimo del nostro “autobus”. Questo perché le poste svizzere uniscono il servizio di consegna pacchi e lettere con il trasporto pubblico, soprattutto nei piccoli paesi di montagna. Lettere, pacchetti e missive varie viaggiano in autobus con le signore che scendono in città a fare la spesa – quindi non stupitevi se qualcuno vi dirà che sta per prendere “la posta”. Non scende alla cassetta, sta andando a prendere il bus.
Altro esempio classicissimo è quello dei Bilux. “Fare i bilux” in Ticino significa “fare le luci”. Si, quelle che fate in macchina dopo aver passato un blocco di polizia per avvisare un altro automobilista. La parola Bilux è un esempio alla Scottex di un nome di un brand che diventa di uso comune: infatti era originariamente un marchio registrato di fari dell’azienda tedesca Osram, entrata per prima sul mercato elvetico.
Italiano svizzero: dal sito di Babbel, degli italiani cercano di indovinare delle parole usate comunemente in Ticino.
Influenze da Zurigo: calchi tedeschi nell’italiano ticinese
Una parola di palese influenza tedesca di cui non potete fare a meno in Ticino è AZIONE. Viene utilizzato come il tedesco “Aktion” per indicare uno sconto o una promozione, ma venendo dall’Italia vederlo scritto sugli scaffali del supermercato è un vero colpo al cuore. Perchè diciamocela, cos’è una “azione sul brodo di pollo”?
Altre parole si usano tali e quali dal tedesco, è il caso per esempio tra gli altri delle Zibac (o zwiebak) ovvero fette biscottate, dell’asilate (dal tedesco Asylant) che sarebbe il richiedente asilo e della Rolladen (la persiana avvolgibile).
Un altro modo di dire tedesco che per me è la quintessenza della svizzera è Tiptop – qualcosa che è tiptop è perfetto, ottimo. Ad esempio se dite ad un ticinese “troviamoci al bar della stazione di Medrisio alle 20” e vi risponde “tiptop”, significa ottimo, perfetto, ci vediamo là.
Il francese nascosto nello svizzero italiano
Il francese, lingua romanza, ha portato nel ticinese delle influenze veramente insidiose. Molto spesso si tratta di modi di dire che in italiano vengono utilizzati in altro modo oppure di verbi che in francese e in italiano nei secoli hanno assunto sfumature diverse. Per questo per noi queste sono alcune delle espressioni più bizzarre e assurde, proprio quelle che fanno dire ai nostri paesani “ma non sanno parlare bene la nostra lingua?”. Perché si, le parole le capiamo – ma perché diavolo le utilizzano così?
Un esempio classico è quello che mi lascia sempre di stucco alla stazione ferroviaria, quando provo a comprare un biglietto e la biglietteria automatica mi propone di “comandare un biglietto“. Io sono abbastanza sicura di non dover dare ordini a nessuno, ma piuttosto di dover “comprare” il biglietto. Eppure è semplice e si tratta di un semplice calco del francese “commander” che significa “ordinare”. Allo stesso modo in Ticino “si comanda una pizza a domicilio”.
Altri tra i tantissimi esempi che si potrebbero fare è il medicamento (per la medicina) e “è evidente” (per “è facile”). I Ticinesi organizzano anche gli eventi “a dipendenza del tempo“, cioè “a seconda del tempo”.
Questa non vuole essere una guida completa all’italiano svizzero (quella la lasciamo a chi fa il linguista di professione), ma una breve guida per inquadrare le differenze principali. E’ scritta da una persona che vive a pochi passi dal confine svizzero, si sposta in Ticino praticamente tutte le settimane e conosce bene questa regione della Svizzera.
Se vi interessa approfondire, vi consiglio innanzitutto il sito dello Svizzionario, un dizionario di “italiano svizzero” che potete acquistare online – ma qualche chicca la trova già sul loro sito ufficiale. Da consultare anche l’interessante servizio della televisione ticinese, Svizzeritudine, che racconta la Svizzera in 15 parole. Altre fonti interessanti e che vi aiuteranno a capire in parte di cosa sto parlando è l’articolo sull’italiano svizzero de linkiesta e l’articolo sullo svizzero italiano di Babbel.
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Bellissimo. In Ticino ho sentito dire spanato (o spannato) e non ho capito assolutamente che cosa volesse dire (si riferiva ad una persona). Inoltre ho un dubbio su che cosa sia effettivamente il pennarello, sempre in Ticino e nei Grigioni.
Spanato si usa anche nel dialetto comasco, per indicare qualcuno fuori di testa. Molte cose sono in comune con la nostra versione regionale dell’italiano 🙂